Quattro anni di squalifica a fronte della richiesta di otto. La Prima sezione del Tribunale nazionale anti doping riconosce la colpevolezza di Filippo Magnini e Michele Santucci ma accoglie solo in parte la mozione della Procura che aveva invocato nei confronti del nuotatore e dell’altro velocista in vasca una pena più severa. Uso o tentato uso di doping è l’accusa che ha messo nei guai i due sportivi.
Il primo, due volte campione del mondo nella specialità dei 100 metri stile libero a Montreal e a Melbourne sconta così la frequentazione con il nutrizionista Guido Porcellini, a sua volta squalificato per 30 anni e a processo penale a Pesaro. Magnini – ritiratosi ufficialmente un anno fa e mai risultato positivo nel corso della sua carriera – s’era detto del tutto estraneo rispetto alle contestazioni mosse dalla Procura e professato innocente facendo leva anche sull’archiviazione da parte del tribunale penale di ogni procedimento per una sua eventuale responsabilità. La Procura sportiva è stata di diverso avviso mostrando severità e soprattutto la volontà di punire anche solo il sospetto che potesse aver fatto uso di sostanze proibite. Quanto a Santucci, si vede sostanzialmente confermata quella che era stata la richiesta formulata a giugno scorso (4 anni).
Condannati in primo grado, ora sia Magnini che Santucci potranno impugnare l’atto e fare ricorso in appello. Qualora nemmeno questo passaggio servisse per vedere riconosciuta la propria innocenza, in ultima istanza potranno rivolgersi al Tribunale sportivo (Tas) di Losanna. Dal processo di alcune settimane fa, Magnini era uscito più ottimista: “Ho raccontato semplicemente la verità e ora sono tranquillo. Che sono totalmente estraneo ai fatti”.