“Cara Gio, io ti amavo e non c’era bisogno di farmi passare tutto questo, bastava solo perdonarmi mi hai portato a fare quello che ho fatto, cioè alla follia. Se tu mi avessi perdonato tutto sarebbe tornato come prima”, queste le agghiaccianti parole di Roberto Russo, condannato all’ergastolo per aver ucciso la figlia Laura mentre dormiva. La lettera è indirizzata alla moglie Giovanna Zizzo, alla quale attribuisce ogni responsabilità di quell’omicidio. Per colpa sua si è visto “costretto” a uccidere la figlia.
Un uomo, un padre che, di notte, quella maledetta notte del 22 agosto 2014 a San Giovanni La Punta, nel Catanese, si alza dal letto e prima accoltella al torace e all’addome la più piccola, Lauretta, “quella più polemica con lui e caratterialmente più simile alla madre”. Poi se la prende con l’altra, Marika, che non muore solo grazie all’intervento di uno dei suoi fratelli. Infine prova a togliersi la vita. Il suo obiettivo – non ha alcun dubbio la Corte d’Assise d’Appello di Catania di cui ieri sono state rese note le motivazioni della condanna di secondo grado – era quello di “infliggere un castigo alla madre” delle bimbe non solo per “le sofferenze che aveva subito” ma anche per “aver coinvolto i figli nella loro crisi coniugale”.
La “colpa” di Giovanna Zizzo, sua moglie, era stata quella di allontanarsi un po’ per riflettere sul loro rapporto, messo in crisi – è doveroso precisarlo – dallo stesso Roberto Russo che avrebbe intrattenuto un rapporto extraconiugale con un’altra donna. Relazione per altro scoperta sui social dalle figlie. Una scoperta che a Lauretta è costata cara. Per la difesa di Roberto Russo, come ricostruito dalla Corte, l’imputato avrebbe ucciso per una serie di motivi: dalla ludopatia all’insonnia fino all’assunzione di Xanax. Tutto puntualmente smentito dagli esperti nominati dal pm secondo cui l’omicidio sarebbe stato “preordinato”: ha usato “coltelli non a portata di mano ma ben nascosti in cucina” e, dato ancora più agghiacciante, ha “organizzato una sorta di ultima cena con tutti i figli”.
Perché quel 21 agosto 2014 Russo ha fatto qualcosa che non aveva mai fatto prima, ha portato tutti i figli a mangiare fuori, per l’ultima volta. Poi tutti a casa a dormire. Altro che incapacità di intendere e di volere, Roberto Russo ha agito con “preordinazione” e “non ha mai manifestato pentimento per i suoi gesti efferati” (se non fosse intervenuto il figlio maschio, probabilmente anche l’altra figlia sarebbe stata uccisa).
“Aveva calcolato tutto, altro che omicidio d’impeto. Adesso chiedo che sconti davvero l’ergastolo, non vorrei che i miei figli tra qualche anno lo incontrino per strada, a pochi chilometri da casa. Devo tutelarli, l’ho già detto al Ministro Bonafede, voglio la certezza della pena” è il commento di Giovanna Zizzo, madre di Laura e moglie di Roberto Russo a Fanpage.it.
L’uomo, di recente, ha anche scritto delle lettere ai suoi figli informandoli del fatto “che è senza lavoro” e che, dunque, non può mandare loro un regalino, in denaro, per il compleanno. “Voleva punire me e, invece, non ha avuto il coraggio di colpirmi. Se l’è presa con la mia bambina che, adesso, nessuno mi ridà indietro. Lauretta, dammi il coraggio di continuare a lottare nel tuo nome” ha concluso Giovanna Zizzo.