L’introduzione della fatturazione elettronica, diventata obbligatoria dal primo gennaio 2019, è una novità che non è piaciuta a molti professionisti. Le difficoltà sono state riconosciute da più parti, a partire dai commercialisti. C’è poi chi si è proprio arreso, non riuscendo ad affrontare il passaggio dalla fattura tradizionale a quella elettronica. È il caso di Maria Frizzero, proprietaria di un negozio nella frazione di San Vittore di Colognola, nel veronese. La sua era una bottega storica di generi alimentari che chiude dopo più di 50 anni. In questo lungo percorso temporale Maria ha affrontato qualsiasi difficoltà, passando anche per la crisi economica degli ultimi anni. Ma alla fine ha desistito di fronte alla novità tecnologica.
Maria racconta a L’Arena come mai ha preso questa decisione: “Ho assistito all’arrivo del registratore di cassa e al passaggio dalla lira all’euro adeguandomi subito, ma di fronte alla fattura elettronica sono costretta ad arrendermi. Troppo tecnologica e complicata per me”. Neanche le fatiche del lavoro quotidiano, senza mai vacanze, l’avevano portata a una scelta così drastica: “Ho preso le redini della bottega nel 1967, dopo un infortunio sul lavoro di mio marito Giuseppe, e da allora non ho mai fatto un giorno di ferie né, grazie a Dio, di malattia”.
La donna racconta di essere rimasta vedova, con due figli “da crescere: non potevo arrendermi, né per loro né per le persone di San Vittore che mi hanno sempre voluto bene”. Eppure ormai la decisione è presa: “Se non fosse stata imposta la fatturazione elettronica e la relativa apparecchiatura, avrei tenuto ancora la bottega aperta per un bel po’”. Eppure anche Maria non riesce a rassegnarsi all’idea della chiusura: “Da quando ho chiuso spesso piango. Tanto che ci vedo persino di meno e pure l’oculista mi ha certificato questo abbassamento di vista. Ma i miei figli fanno altri lavori, hanno le loro occupazioni e le loro famiglie, come è giusto che sia, e io devo abituarmi a fare la pensionata”.