Denise Prisciano il 6 novembre del 2017 muore per un aneurisma celebrale. La ragazza arriva all’ospedale Sandro Pertini dalla sua scuola, il liceo Orazio di Talenti. In classe Denise denuncia dolori lancinanti e prima di svenire, a compagni e insegnanti dice “Mi sento scoppiare la testa”. Da lì la corsa in pronto soccorso dove non si accorgono immediatamente della gravità della situazione.
“La dottoressa al triage ha subito segnalato che per lei era uno stato d’ansia e depressione – racconta a Fanpage.it la mamma di Denise Marta Monaco – Le facevo presente che mia figlia non aveva mai avuto una condizione di quel genere. Non parlava, continuava a vomitare, la dottoressa sempre ridendo mi diceva che anche io al seguito ero una persona abbastanza esaurita e agitata”.
Giuseppe Rombolà, legale della famiglia di Denise è convinto che qualcosa non è andato per il verso giusto: “Oltre a vomitare aveva cefalea e un evidente stato soporoso, questi tre elementi sono fondamentali per sostenere che avesse un problema neurologico. Cosa che invece non è stata rilevata dagli operatori del pronto soccorso. È stata un’ora e mezza senza che fosse fatto nessun tipo d’intervento, dopodiché su sollecitazione della madre è stata fatta questa Tac. Ci è voluta un’ora per fare una Tac da quando è stata chiesta a quando è stata fatta, perché non è stata fatta in regime di urgenza”. Quando arrivano i risultati della Tac la situazione è disperata: la ragazza viene trasportata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù dove si spegnerà dopo 48 ore di agonia. I legali della famiglia, sono convinti che se si fosse agito tempestivamente Denise avrebbe avuto ottime possibilità si salvarsi. Ora il caso rischia di venire archiviato. Se ciò accadesse la famiglia si opporrà: “Se il procedimento verrà archiviato è come se mia figlia morisse per una seconda volta. Chi ha sbagliato la diagnosi e sottovalutato la sua condizione di salute deve pagare”.